COSA SIGNIFICA ESSERE SE STESSI? IL MAESTRO E LO SCORPIONE (storia zen).
Ciascuno di noi almeno una volta si è domandato cosa significa essere se stessi.
Spesso ci viene proposta come soluzione ai nostri problemi affettivi, relazionali, lavorativi, eppure continua a restare un obiettivo piuttosto vago e generico.
Scorriamo insieme qualche piccola certezza e una storia zen!
Essere se stessi è un percorso di evoluzione, prima di tutto interiore, non ha forma o regole ed è unico per ciascuno di noi.
Essere se stessi non si realizza misurandosi sugli altri e reagendo a come si comportano nei nostri confronti, piuttosto è vicino al conoscere, accettare e seguire la propria natura.
Al trovare ed emettere il proprio segnale unico, agganciare la sintonia interna con noi stessi, con ciò che vogliamo e di cui abbiamo bisogno, ed arrivare ad esprimerci nel modo in cui il nostro cuore si sente comodo e sereno, e la nostra mente quieta.
E farlo per quanto questo ci faccia sembrare o sentire diversi, impopolari, isolati.
Da qui, poi, nasceranno delle protezioni necessarie verso ciò che intorno a noi non ci piace o ci nuoce.
"Un maestro zen vide uno scorpione annegare e decise di tirarlo fuori dall’acqua.
Quando lo fece, lo scorpione lo punse.
Per l’effetto del dolore, il maestro lasciò l’animale che di nuovo cadde nell’acqua in procinto di annegare.
Il maestro tentò di tirarlo fuori nuovamente e l’animale lo punse ancora.
Un giovane discepolo che era lì gli si avvicinò e gli disse:
"Mi scusi maestro, ma perché continuate??? Non capite che ogni volta che provate a tirarlo fuori dall’acqua vi punge?”
Il maestro rispose:
”La natura dello scorpione è di pungere e questo non cambierà la mia, che è di aiutare”.
Allora, il maestro rifletté e con l’aiuto di una foglia, tirò fuori lo scorpione dell’acqua e gli salvò la vita.
Poi rivolgendosi al suo giovane discepolo, continuò:
”Non cambiare la tua natura se qualcuno ti fa male, prendi solo delle precauzioni.
Perché, gli uomini sono quasi sempre ingrati del beneficio che gli stai facendo.
Ma questo non è un motivo per smettere di fare del bene, di abbandonare l’amore che vive in te.
Gli uni perseguono la felicità, gli altri la creano.
Preoccupati più della tua coscienza che della tua reputazione.
Perché la tua coscienza è quello che sei, e la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te".
Spesso ci viene proposta come soluzione ai nostri problemi affettivi, relazionali, lavorativi, eppure continua a restare un obiettivo piuttosto vago e generico.
Scorriamo insieme qualche piccola certezza e una storia zen!
Essere se stessi è un percorso di evoluzione, prima di tutto interiore, non ha forma o regole ed è unico per ciascuno di noi.
Essere se stessi non si realizza misurandosi sugli altri e reagendo a come si comportano nei nostri confronti, piuttosto è vicino al conoscere, accettare e seguire la propria natura.
Al trovare ed emettere il proprio segnale unico, agganciare la sintonia interna con noi stessi, con ciò che vogliamo e di cui abbiamo bisogno, ed arrivare ad esprimerci nel modo in cui il nostro cuore si sente comodo e sereno, e la nostra mente quieta.
E farlo per quanto questo ci faccia sembrare o sentire diversi, impopolari, isolati.
Da qui, poi, nasceranno delle protezioni necessarie verso ciò che intorno a noi non ci piace o ci nuoce.
"Un maestro zen vide uno scorpione annegare e decise di tirarlo fuori dall’acqua.
Quando lo fece, lo scorpione lo punse.
Per l’effetto del dolore, il maestro lasciò l’animale che di nuovo cadde nell’acqua in procinto di annegare.
Il maestro tentò di tirarlo fuori nuovamente e l’animale lo punse ancora.
Un giovane discepolo che era lì gli si avvicinò e gli disse:
"Mi scusi maestro, ma perché continuate??? Non capite che ogni volta che provate a tirarlo fuori dall’acqua vi punge?”
Il maestro rispose:
”La natura dello scorpione è di pungere e questo non cambierà la mia, che è di aiutare”.
Allora, il maestro rifletté e con l’aiuto di una foglia, tirò fuori lo scorpione dell’acqua e gli salvò la vita.
Poi rivolgendosi al suo giovane discepolo, continuò:
”Non cambiare la tua natura se qualcuno ti fa male, prendi solo delle precauzioni.
Perché, gli uomini sono quasi sempre ingrati del beneficio che gli stai facendo.
Ma questo non è un motivo per smettere di fare del bene, di abbandonare l’amore che vive in te.
Gli uni perseguono la felicità, gli altri la creano.
Preoccupati più della tua coscienza che della tua reputazione.
Perché la tua coscienza è quello che sei, e la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te".