DIRE SI ALLA GIOIA!
Che cosa possiamo prendere di realmente buono per noi, e di spendibile nel quotidiano, dal "pensare positivo"?
La visione al bicchiere mezzo pieno, piuttosto che mezzo vuoto, è realmente costruttiva e sostenibile?
Numerosi coach motivazionali contemporanei, esperti di comunicazione e PNL, come Tony Robbins, e autori vari quali la scrittrice australiana Rhonda Byrne o la statunitense Louise Hay, affermano un concetto che sta alla base di molte scuole filosofiche tra le quali il New Thought: il nostro pensiero crea la realtà che ci circonda e noi ne siamo responsabili.
In questa visione, le nostre esperienze di vita sono il risultato del modo in cui interpretiamo e rispondiamo all'ambiente circostante; i pensieri sono materia viva e creativa su cui possiamo intervenire consapevolmente per trasformare in meglio il nostro intorno e noi stessi.
Eppure la nostra esperienza è spesso costellata anche di insoddisfazioni e difficoltà e non sembra realistico poterla trasformare in meglio con il solo pensiero. Se la mia realtà quotidiana non è positiva, come posso avere un atteggiamento positivo?
Sarà difficile anche solo trovare lo spazio per un pensiero positivo, specialmente se nella nostra mente la parola "positivo" è sinonimo di “felice” e quindi associamo il positivo all‘assenza di preoccupazioni, di sofferenze, alla mancanza di ostacoli interni o esterni e finiamo per lamentarci della nostra condizione paralizzando così le risorse migliorative e trasformative.
Un passo di miglioramento sta in un nuovo punto di vista rispetto a noi stessi ed alla vita: il positivo non sta tanto, e solamente, nel cambiare la nostra vita in meglio, che a volte non è proprio possibile, ma nel cambiare il modo di gestire la nostra realtà: nel cambiare orientamento, con la volontà di mettere l’attenzione su quello che è bene per me.
Se guardiamo a noi in termini di mancanza, di quello che non c’è, che non abbiamo, o vorremmo, se vediamo il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, sottolineeremo quello che manca e sarà più difficile individuare una direzione positiva.
Possiamo invece porsi di fronte alla realtà di un bicchiere che è riempito fino a metà: di fronte a quello che la vita mi pone davanti, guardare non tanto in termini di pieni e vuoti quanto di condizioni e risorse che si hanno per affrontare le varie situazioni.
verso il
Si tratta di prendere atto della realtà in quanto tale, di ciò che è, di ciò che si è, che si è vissuto e che abbiamo, come verità della nostra esistenza, e rivolgere uno sguardo sincero e accettante rispetto a noi stessi ed alla nostra condizione attuale, per quanto mancante e faticosa possa essere.
E’ un accogliere le carte che abbiamo nelle mani in questo momento, anche se vorremmo una mano più fortunata, fatta di tanti jolly e di premesse di vittoria, che ci permette di giocare comunque e al meglio la partita non dandola per persa in partenza solo perché non ideale e costellata a tratti anche di tristezza e di esperienze negative.
Orientarsi alla realtà delle cose diventa quindi un passo per orientarsi al positivo.
Invece di mettere la nostra attenzione al problema, guardiamo al nostro interno per attingere e liberare le risorse e potenzialità positive per cercare una soluzione o un miglior adattamento possibile.
Il pensare positivo diventa uno sguardo benevolo ed un conto sincero con noi stessi nel valutarci in termini di quello che siamo, che abbiamo, che sappiamo e possiamo fare, di quello che di noi ci piace e che ci funziona, per liberare così forza ed entusiasmo e orientare intenzionalmente l’attenzione al miglioramento ed alla ricerca della gioia all’interno della nostra vita.
La visione al bicchiere mezzo pieno, piuttosto che mezzo vuoto, è realmente costruttiva e sostenibile?
Numerosi coach motivazionali contemporanei, esperti di comunicazione e PNL, come Tony Robbins, e autori vari quali la scrittrice australiana Rhonda Byrne o la statunitense Louise Hay, affermano un concetto che sta alla base di molte scuole filosofiche tra le quali il New Thought: il nostro pensiero crea la realtà che ci circonda e noi ne siamo responsabili.
In questa visione, le nostre esperienze di vita sono il risultato del modo in cui interpretiamo e rispondiamo all'ambiente circostante; i pensieri sono materia viva e creativa su cui possiamo intervenire consapevolmente per trasformare in meglio il nostro intorno e noi stessi.
Eppure la nostra esperienza è spesso costellata anche di insoddisfazioni e difficoltà e non sembra realistico poterla trasformare in meglio con il solo pensiero. Se la mia realtà quotidiana non è positiva, come posso avere un atteggiamento positivo?
Sarà difficile anche solo trovare lo spazio per un pensiero positivo, specialmente se nella nostra mente la parola "positivo" è sinonimo di “felice” e quindi associamo il positivo all‘assenza di preoccupazioni, di sofferenze, alla mancanza di ostacoli interni o esterni e finiamo per lamentarci della nostra condizione paralizzando così le risorse migliorative e trasformative.
Un passo di miglioramento sta in un nuovo punto di vista rispetto a noi stessi ed alla vita: il positivo non sta tanto, e solamente, nel cambiare la nostra vita in meglio, che a volte non è proprio possibile, ma nel cambiare il modo di gestire la nostra realtà: nel cambiare orientamento, con la volontà di mettere l’attenzione su quello che è bene per me.
Se guardiamo a noi in termini di mancanza, di quello che non c’è, che non abbiamo, o vorremmo, se vediamo il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, sottolineeremo quello che manca e sarà più difficile individuare una direzione positiva.
Possiamo invece porsi di fronte alla realtà di un bicchiere che è riempito fino a metà: di fronte a quello che la vita mi pone davanti, guardare non tanto in termini di pieni e vuoti quanto di condizioni e risorse che si hanno per affrontare le varie situazioni.
verso il
Si tratta di prendere atto della realtà in quanto tale, di ciò che è, di ciò che si è, che si è vissuto e che abbiamo, come verità della nostra esistenza, e rivolgere uno sguardo sincero e accettante rispetto a noi stessi ed alla nostra condizione attuale, per quanto mancante e faticosa possa essere.
E’ un accogliere le carte che abbiamo nelle mani in questo momento, anche se vorremmo una mano più fortunata, fatta di tanti jolly e di premesse di vittoria, che ci permette di giocare comunque e al meglio la partita non dandola per persa in partenza solo perché non ideale e costellata a tratti anche di tristezza e di esperienze negative.
Orientarsi alla realtà delle cose diventa quindi un passo per orientarsi al positivo.
Invece di mettere la nostra attenzione al problema, guardiamo al nostro interno per attingere e liberare le risorse e potenzialità positive per cercare una soluzione o un miglior adattamento possibile.
Il pensare positivo diventa uno sguardo benevolo ed un conto sincero con noi stessi nel valutarci in termini di quello che siamo, che abbiamo, che sappiamo e possiamo fare, di quello che di noi ci piace e che ci funziona, per liberare così forza ed entusiasmo e orientare intenzionalmente l’attenzione al miglioramento ed alla ricerca della gioia all’interno della nostra vita.